Dal blog di Olghina de Robilant una recensione di “Cifra Reale“:
È un libro che si legge come un romanzo, scritto bene e molto interessante, soprattutto per chi ne vuol sapere di più sulle vicende e la genia dei Savoia Aosta. Serve ordinarlo in libreria perché la distribuzione degli editori “La Compagnia del libro” non cerca nemmeno di rivaleggiare con le più famose case editrici. Ma vale la pena di ordinarlo. La biografia di Amedeo di Savoia Aosta parte infatti prima della sua nascita e si avvale in gran parte del diario della contessa Matilde de Bellegarde, vedova di un ufficiale di Marina molto vicino a casa Savoia, la quale accompagnò la principessa Irene di Grecia – madre di Amedeo – in tuttte le avventure e disavventure della sua prigionia durante la II guerra mondiale e gli affanni di una madre sola nel dare alla luce il suo piccolo a Firenze e quindi isolata con cognata e figlie di Amedeo (l’eroe dell’Amba Alagi), Margherita e Maria Cristina, in una località austriaca/tedesca fino alla fine del conflitto mondiale soffrendo disagi, fame e desolazione con grande coraggio e nobiltà d’animo.
Il testo continua poi narrando, ma anche spiegando, l’avvicendarsi parallelo del duca di Spoleto – padre di Amedeo – divenuto poi, dopo la morte del fratello in Africa, il duca di Savoia Aosta. Va precisato che per le cronache attuali tutta la parentela e i nomi simili costituiscono un guazzabuglio incromprensibile e raramente si viene a conoscenza di questa ragnatela regale, forse anche perché difficile da spiegare in poche parole.
Ebbene questo libro spiega via via seguendo gli eventi senza diventare una lista enciclopedica di date e di situazioni che spesso appaiono anacronistici, specie considerando la presenza mediatica dei Savoia in Svizzera oggi (Vittorio Emanuele con moglie e figlio Emanuele Filiberto…) e la posizione politica o ‘simpatizzante’ del tutto diversa dei due rami regali o Reali.
Un dettaglio: la ‘cifra reale’ che titola il libro è in realtà un piccola cifra a forma di “I” in diamanti che la principessa Irene distribuiva al suo entourage femminile. Dev’essere un sistema di casa Savoia perché ricordo bene la cifa “U” che Umberto II diede a tutti i suoi aiutanti e gentiluomini di casa quando si sposò la principessa Maria Pia in Portogallo. Mio padre ne aveva una che poi, come per la maggioranza, andò persa. Qui invece ha un ruolo esemplare perchè la contessa di Bellegarde la conservò come un piccolo tesoro insieme al suo diario, divertente ed arguto nelle considerazioni e giudizi di quel periodo terribile. La figura del giovane Amedeo ha quindi un rielievo diverso dalle solite auto-biografie in quanto narrato dai co-autori del testo. Il che consente di vederlo ed ascoltarlo come in una intervista precisa e interessante come sa esserlo lui quando spiega la storia della sua famiglia ed altri più o meno coinvolti. Molte le voci che si alternano narrando e si procede lungo l’arco di una vita abbastanza rocambolesca con due matrimoni, tre figli, località lontane e diverse come il Portogallo, la Svizzera, l’Inghilterra e in Italia il servizio militare e le Scuole di allievi ufficiali della Marina sia a Venezia che a Livorno. Insomma una memoria di ferro sostenuta da precisioni ed episodi sia leggeri che pesanti che rendono ameno e facile il percorso della lettura come un romanzo di Dumas. Una valida risposta alle tante imprecisioni e vaghezze dei cronisti che citano i cugini Savoia facendo di tutta l’erba un fascio… (spesso proprio ‘fascista’), quando in realtà i Savoia Aosta si distinsero allontanandosi con orrore dalle leggi razziali e da quelle persecuzioni naziste.
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Per chi vuole leggere l’intera recensione:
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